Non bastano alcune centinaia di nostri fratelli – tra cui decine di bambini – massacrati con un’azione terroristica mentre erano in preghiera in una moschea nel giorno sacro del venerdì per portare a qualche ripensamento sul rapporto tra terrorismo, radicalismo e islam?
E’ un dato di fatto che le vittime – quando si tratta di musulmani – non riescono a commuovere i media nostrani. Tutt’al più si dirà adesso che le vittime della strage nella moschea di Bir al-Abed nel Sinai erano Sufi – cioè musulmani “buoni”. Un musulmano è un musulmano, nelle moschee pregano e si mescolano indistintamente fratelli con orientamenti diversi, e chi compie una strage di fedeli riuniti in preghiera si macchia di un crimine orrendo di cui risponderà al Signore.
Invece i distinguo prendono il posto della pietà e nel frattempo Al-Sisi incassa la solidarietà di coloro che hanno plaudito al golpe e non hanno speso una lacrima per le sue vittime, dimenticando che finora Al-Sisi in Egitto ne ha massacrati più dell’Isis.
Chiara Sebastiani
Egitto, commando fa strage (Ansa)
NDR: Intanto a Roma si è tenuto un vertice confidenziale sulla sicurezza tra emissari israeliani ed egiziani….