Il Punto di vista Coranico:

L’Islam è una religione rispettosa delle altre religioni rivelate, ingiunge al fedele di rispettarle, di venerare ed amare i profeti ai quali dette religioni furono rivelate.

L’Islam vieta di insultare le credenze e le religioni degli altri. Allah (swt) dice nel Corano (6: 108): “Non insultate coloro che essi invocano all’infuori di Allah, ché non insultino Allah per ostilità e ignoranza. Abbiamo reso belle, [agli occhi di ogni comunità], le loro proprie azioni. Ritorneranno poi verso il loro Signore ed Egli li renderà edotti sul loro comportamento.”
L’Islam prescrive ai credenti di discutere e dibattere con coloro che si oppongono all’Islam con saggezza e moderazione. Allah (swt) infatti dice (Corano, 16:125): “Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la buona parola e discuti con loro nella maniera migliore. In verità il tuo Signore conosce meglio [di ogni altro] chi si allontana dal Suo sentiero e conosce meglio [di ogni altro] coloro che sono ben guidati.”

L’Islam, come il Giudaismo e il Cristianesimo, crede nei profeti e messaggeri di Dio. Quindi, per comprendere il punto di vista islamico sulla libertà di religione dobbiamo guardare al ruolo dei profeti e messaggeri.

Nel Santo Corano, Dio (swt) espone il dovere dei Suoi messaggeri chiaramente, con queste parole:

“Al Messaggero [incombe] solo l’onere della trasmissione. Dio conosce quello che manifestate e quello che tenete nascosto” (5: 99)

Una persona tra le genti di Mecca chiese al Profeta Muhammad (saws) del perché, se Dio non avesse voluto che essi adorassero gli idoli, Egli non aveva impedito loro con la forza di farlo. Allora Dio inviò il seguente messaggio:

“(O Muhammad) Così agivano quelli che vissero prima di loro. Ma che altro compito hanno i messaggeri, se non la chiara trasmissione del Messaggio?” (16: 35)

Vediamo dunque, che la missione dei profeti e messaggeri di Dio era non di imporre con la forza i loro insegnamenti alla gente ma di guidarli ed invitarli ad accettare Dio volontariamente. In una rivelazione, Dio dice al Profeta Muhammad (saws):

“Se il tuo Signore volesse, tutti coloro che sono sulla terra crederebbero. Sta a te costringerli ad essere credenti?” (10:99)

e ancora:

“Se volgono le spalle, [sappi] che non ti inviammo loro affinché li custodissi: tu devi solo trasmettere [il messaggio].” (42:48)

Afferma ancora il Corano:

Non c’è costrizione nella religione. la retta via ben si distingue dall’errore. Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente.” (2: 256).

E infine:

 “Dio non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Dio ama coloro che si comportano con equità. Dio vi proibisce soltanto di essere amici di coloro che vi hanno combattuto per la vostra religione, che vi hanno scacciato dalle vostre case, o hanno contribuito alla vostra espulsione”. (60: 8-9).

L’esempio del Profeta (saws)

Il Profeta dell’Islam (saws) affrontò molte difficoltà e opposizioni nel suo luogo di nascita, la città di Mecca. Egli fu poi costretto ad emigrare a Medina. Ma nonostante tutta l’opposizione e anche le torture fisiche che i suoi seguaci subirono a Mecca, il Profeta Muhammad (saws) approcciò sempre con tolleranza i miscredenti di Mecca. Ad un tratto della sua missione, il Profeta (saws) lesse loro un breve capitolo dalla rivelazione:

Di’: «O miscredenti!

Io non adoro quel che voi adorate

e voi non siete adoratori di quel che io adoro.

Io non sono adoratore di quel che voi avete adorato

e voi non siete adoratori di quel che io adoro:

a voi la vostra religione, a me la mia». (Sura 109)

Quando il Profeta Muhammad (saws) emigrò a Medina, egli trovò che, oltre coloro che avevano accettato l’Islam, in questa città era presente una grande comunità ebraica. Ma questo non lo ha infastidito. Egli non contemplava la possibilità di obbligarli ad abbracciare l’Islam. Al contrario, egli stipulò con essi un accordo di pace e li chiamò ahlul kitab – la gente del Libro. Questo fu l’esempio supremo di tolleranza mostrato rispetto ai seguaci di altre religioni. L’accordo di pace tra il Profeta e gli ebrei di Medina garantì chiaramente la salvezza fisica e la sicurezza della comunità ebraica ed anche la libertà di praticare la loro religione liberamente, finché la stessa comunità avesse rispettato i termini dell’accordo.

La comunità cristiana più importante dell’Arabia era quella che risiedeva presso la valle di Najra. Intorno al 9 Hijri, nove anni dopo l’emigrazione del Profeta Muhammad Pace e Benedizione su di lui verso Medina.

Il Profeta Pace e Benedizione su di lui inviò lettere a tutte le tribù e a tutti i governanti nelle vicinanze per invitarli all’Islam e tra questi c’era anche la comunità cristiana di Najran, molto antica e molto organizzata. La comunità di Narjan rispose all’invito del Profeta Pace e Benedizione su di lui e inviò una delegazione composta da un vescovo, 45 preti e 15 persone comuni.

L’obiettivo della visita era conoscere la natura della Rivelazione e per tre giorni i cristiani guidati da un vescovo e i musulmani guidati da Profeta Muhammad Pace e Benedizione su di lui dialogarono e si confrontarono. La delegazione cristiana risiedette nei pressi della moschea e il Profeta Muhammad Pace e Benedizione su di lui permise loro di pregare nella Moschea e addirittura di celebrare all’interno della Moschea la messa. Si discusse molto, ma non si riuscì a trovare una comune opinione sul tema della Trinità e così l’incontro terminò con la dichiarazione della delegazione cristiana: ‘O Abu Al-Qasim (Muhammad) decidiamo di lasciarti così come sei, come hai deciso di lasciarci così come siamo. Manda con noi un ambasciatore che conti le nostre proprietà perché noi ti accettiamo‘. Così la delegazione accettò il governo del Profeta Muhammad Pace e Benedizione su di lui e la sua protezione.

Vediamo quindi che anche storicamente il Profeta dell’Islam (saws) era preparato a vivere in pace con i seguaci di altre religioni monoteistiche, specialmente Giudaismo e Cristianesimo.

Anche le lettere che il Profeta (saws) scrisse ai governanti di vari paesi e nazioni attorno all’Arabia rappresentano interessanti documenti per la nostra discussione. In nessuna lettera il Profeta (saws) li minacciò di aggressione militare nel caso non avessero accettato il messaggio dell’Islam. La lettera al Re cristiano di Abissinia termina con le seguenti parole: “Io ho trasmesso il messaggio ed ora spetta a voi accettarlo. Una volta ancora, pace su colui che segue la vera guida”.

Il “Patto di ‘Umar”

Il Califfo Omar (2° Califfo dell’Islam) dopo essere entrato a Gerusalemme, senza l’uso delle armi, firmò il ‘Trattato di pace’ conosciuto fino ai nostri giorni sotto il nome di «Patto di Omar» (Patto Ummariyya).   Si presentò come segue:

«Dal servitore di Dio (abd Allàh) e Comandante dei credenti (Amir al mu’minìn) Omar. Gli abitanti di Gerusalemme sono garantiti sulla sicurezza della loro vita e dei loro beni. Le loro chiese e croci saranno preservate. I loro luoghi di culto resteranno intatti. Essi non potranno essere confiscati o distrutti. Questo trattato si applica a tutti gli abitanti della città. Le persone saranno completamente libere di seguire la loro religione, essi non dovranno subire nessun disagio o disturbo».

Le porte della città di Gerusalemme erano aperte [senza l’uso delle armi, ma su ordine del Patriarca Cristiano]. Omar si diresse direttamente verso il Tempio di Davide (Masjid Al-Aqsa) e fece la sua preghiera sotto l’arcata di Davide. Visitò poi la più grande Chiesa Cristiana della città. Egli si trovò lì proprio quando venne l’ora della preghiera islamica del pomeriggio (Salàt al-‘Asr). Il Patriarca Cristiano Sofronio disse a Omar: «Puoi fare la tua preghiera nella Chiesa». Omar rispose: «No!, se faccio questo, potrebbe arrivare un giorno che i musulmani prendano questa scusa per impossessarsi della vostra Chiesa.»

Così, preferì fare la sua preghiera sulla gradinata all’esterno della chiesa. Di più, diede uno scritto al Patriarca Cristiano nel quale decretava che le gradinate delle chiese non dovevano essere utilizzate per la preghiera in comune né per la chiamata alla preghiera.

Il Califfo Omar volle costruire una Moschea a Gerusalemme. Chiese prima al Patriarca Cristiano di Gerusalemme quale posto sarebbe stato più conveniente per questo suo progetto. Il Patriarca suggerì il Sakhra, vale a dire la roccia dove Allàh si rivolse al Profeta Yakub (Gacobbe). I cristiani avevano ammucchiato in quel luogo delle immondizie per irritare gli ebrei. Omar accettò il consiglio ed egli stesso prese parte alla pulizia del luogo. Gerusalemme, città di Gesù era così testimone del senso dell’equità che caratterizzava l’Islam e che è una conseguenza del buon dialogo, del rispetto, del riconoscere e dell’accettazione dell’altro. Quando ogni traccia d’impurità fu tolta, si costruì una Moschea in questo luogo, che esiste ancora ai nostri giorni, ed è conosciuta sotto il nome di “Moschea di Omar”.

La storia islamica

Sfortunatamente, gli eventi che hanno avuto luogo dopo la Prima Guerra Mondiale fino ai giorni nostri hanno creato un’atmosfera, nel mondo occidentale, dove l’Islam è marchiato come una religione del terrore e dove i musulmani sono generalmente etichettati come terroristi. I libri storici, specialmente degli orientalisti, amano presentare l’immagine dei musulmani come brandenti il Corano in una mano e la spada nell’altra – implicando con questo che ovunque i musulmani siano, lascino soltanto due scelte alle genti conquistate: l’Islam o la morte.

Storici più seri hanno comunque sfidato questa immagine distorta dei musulmani. Non si nega che i musulmani in Medio Oriente e Asia abbiano conquistato terre di altre genti, ma senza imporre ad esse la propria religione. Vi è una chiara distinzione, nella storia, tra “l’espansione degli stati musulmani” e “l’espansione dell’Islam” come religione. I musulmani, ad esempio, hanno dominato l’India per molti secoli, ma la maggioranza dei suoi cittadini è sempre rimasta non-musulmana.

In tempi più recenti, se noi compariamo l’attitudine dei governanti musulmani verso le minoranze che vivevano sotto i loro regni durante il diciannovesimo secolo – con l’attitudine degli europei e degli americani verso le loro minoranze, come ad esempio i prussiani verso i polacchi, gli inglesi verso gli irlandesi, o gli americani verso i negri…, la bilancia pende decisamente a favore dei musulmani.

Concludo con una curiosità:

La Parola Da`wah, designa sia l’invitare altre persone ad abbracciare l’Islam, che, nel linguaggio parlato,  un invito a casa, per una cena, etc. Quindi racchiude in sé quei concetti di educazione, riguardo, rispetto e gentilezza che bisogna riservare a coloro che vengono ospitati nella propria casa.

Dialogate con belle maniere con la gente della Scrittura, eccetto quelli di loro che sono ingiusti.” – Corano 29, 46