Certi giardini

di Chiara Sebastiani

Sul quotidiano cattolico “Avvenire” (18-2-2021) l’editorialista Marina Corradi, in un breve, garbato corsivo parla del “destino che ci attende” tutti e si interroga su “quell’Oltre” che noi musulmani chiamiamo al-akhira, la vita ultima, in contrapposizione a al-dunya, la vita di questo mondo. Me lo immagino, scrive: “… con i colori lussureggianti della Sicilia in primavera, in certi giardini dove l’acqua di un temporale fa sbocciare di colpo dalla terra secca, da semi prosciugati, fiori sbalorditivi, africani. L’acqua, ecco, ci deve essere l’acqua in Paradiso”.

Leggendo queste righe mi chiedo: Marina Corradi avrà letto il Corano? Se sì, al- hamdulillah. Se no, al-hamdulillah egualmente: significa che nel cuore degli esseri umani sono depositate immagini che vengono da Dio anche se essi non conoscono le Parole che Allah ha ispirato al Suo profeta Mohammed, pace e benedizione su di lui. Nel Nobile Corano sono cento e più le volte in cui troviamo l’immagine del giardino con riferimento al Paradiso e di tutte le immagini quella più frequente è contenuta nell’espressione “il giardino dove scorrono ruscelli” che ricorre più di trenta volte.

Lo stesso vale per l’immagine dell’acqua che fa rivivere la terra secca e morta: “Dal morto Egli fa uscire il vivo e dal vivo Egli fa uscire il morto. Ed Egli ridona vita alla terra dopo la sua morte” (Corano, 30-19). E ancora: “Fa parte dei Suoi segni la terra che vedi come affranta. Poi, quando facciamo scendere l’acqua, palpita e rigonfia. In verità Colui Che le ridà la vita è colui che ridarà la vita ai morti” (Corano 41-39)

Il giardino come l’acqua sono immagini archetipiche: simboli che attraversano l’umanità intera e gettano un ponte tra il qui e l’Oltre, tra la prima e l’ultima delle nostre vite.

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